Patafisici al “ Caffè “
Al “ Caffe'” tirava aria patafisica già alla fine degli anni ’50, quando Vicari spinse sempre più la rivista verso la ricerca dell’eccentrico. Aveva una predilezione per i francesi e nei primissimi anni sessanta cominciò a pubblicare Lescure e Le Lionnais .
Mentre preparava per Rizzoli l’ “ Antologia degli umoristi di tutto il
mondo “ -1963- , diceva di preferire al comico lo humour - il grottesco e
l’eccentrico- che per lui era “ una sottile suggestione stimolante,un contrassegno, una disponibilità d’ordine spirituale in cui sono impegnate e
chiamate n causa tonalità e motivazioni ben più ampie e totali, oltre le
misure e gli schemi del “ genere”.
Aveva anche tentato, con grande
difficoltà, di tradurre La Chanson du decervelage, ma
Jarry fu escluso dall’antologia, con molti altri, perché l’antologia includeva
solo gli autori viventi, eccezion fatta per Antonio Delfini, da cui non era “consentito separarsi” e che Vicari considerava “ lo
scrittore italiano più patafisico di tutti i tempi”.
Però, nella prefazione all’antologia,
Vicari risarcì le assenze, indicando ai lettori i nomi magistrali di Adamov,
di Michaux e dei patafisici. Sul “Caffe'”, intanto pubblicava Jean Ferry,
l’amico Jean Tardieu e i sublimi disegni di Folon.
Con alcuni patafisici venne in contatto fisicamente nel viaggio che fece a Parigi nel 1961, ospite dell’amico poeta Andrè Frénaud, che gli facilitò il rapporto con Queneau, di cui negli anni a seguire pubblicò numerosi testi sulla rivista .
Tornò a Roma carico di suggestioni e
pubblicazioni patafisiche - Torma, Clair, Ferry, Queneau - , che sono tuttora
conservate - anche se ancora non catalogate - nell’Archivio del Caffe'.
In quegli anni, oltre ai francesi, Vicari coltivò l’amicizia e pubblicò
le opere della straordinaria coppia deiThemerson, Franciszka
e Stefan, che con la loro casa editrice “Gaberbocchus Press “ a Londra
avevano pubblicato nel 1951 la prima edizione inglese dell’ Ubu
Roi e altre meraviglie come Gli
esercizi di stile di Queneau -nel 1958 -.
Intanto, suoi contatti con i Reggenti francesi proseguivano da Roma attraverso scambi di lettere - con Latis, Fleury, Ferry-. Infatti, durante l’incontro parigino era nata l’idea di collaborare alla costituzione di una sezione straniera del Collège, che poi Vicari fondò con gli amici Mucci e Sinisgalli - si trattava dell’Istituto romano di Alti Studi Patafisici, di cui i 3 divennero Reggenti della cattedra di Rogmologia - Vicari-, di quella di Grammaturgia Extralegale - Sinisgalli- e di quella di Patafisica Romana e di Messalinologia - - Renato Mucci-; i dignitari erano Vicari per Roma, Piero Chiara per il nord e Gaio Fratini per il centro sud- , com’è testimoniato da una lettera del 1964 di Vicari a Fleury: “ Forse Lei sa che la mia rivista il Caffè è idealmente vicina allo spirito patafisico -o almeno spero- e che raduna gli scrittori più eccentrici, italiani e stranieri - Buzzati, Calvino, Palazzeschi, Landolfi, Delfini-. .....
Il mio programma sarebbe :
1. Riunione di propaganda patafisica, e esposizione delle pubblicazioni ecc.
2. Diffusione delle pubblicazioni che mi
invierete in conto deposito. ... “
Il tutto - si può immaginare- all’insegna del principio
e scopo di
“ RICONOSCERE IL COLLEGIO DI PATAFISICA
D’INUTILITA’ PUBBLICA”.
Quella riunione si fece, com’è testimoniato da una nota uscita sul
“Caffè”: “il 9 novembre 1964, organizzatadall ‘Istituto di Alti Studi
Patafisici, a Roma, in una libreria in via Condotti, si è svolta una riunione
con mostra di pubblicazioni patafisiche del Collège du Pataphisique ed
eccentriche e con l’esibizione di membri dell’Istituto - Gaio Fratini, Giordano
Falzoni, Augusto Frassineti, Saverio Vòllaro, G.B. Vicari- che hanno letto
alcune composizioni inedite, tra lo sbalordimento degli astanti, pur preparati
a tutto”.
Anche Sinisgalli aveva mostrato gusti affini a quelli di Vicari, dicendo
di Jarry che pochi scrittori hanno saputo come lui “legare insieme la stravaganza
e la logica, l’intelligenza e la stupidità”. Ed entrambi, pur molto
interessati alle logiche combinatorie e alle permutazioni non le consideravano
sufficienti. Vicari scriveva che “illudersi di spingere il pedale di questi meccanismi senza
imprimervi anche un moto di accelerazione da cui deve essere posseduto chi
compie l’operazione porta a produrre soltanto degli automatismi formali” e in
modo analogo Sinisgalli iscriveva che bisognava sviluppare una coscienza
vettoriale più che numerica della poesia, concetto che espresse così “a+bj,
dove a e b sono le quantità reali e j è il famoso operatore immaginario”.
Le pubblicazioni di testi patafisici -e dell’Oulipo - ricche di quell’operatore
immaginario proseguirono sul “Caffè”, anche negli anni ’70 , a cura di Renato
Mucci - Jarry, Queneau, Ferry, Vian- e quell’attitudine all’eccentrico si
arricchì sempre più di testi italiani e stranieri, fino al Piccolo
Sillabario Illustrato di Italo Calvino - 1, 1977-.
Contro i generi letterati, l’unica regola valida per Vicari era cercare di “ spostare i significati a tutti i livelli - caricando la leva dell’irrisione-, ribaltando le ipotesi ...mescolare le carte affrontando il coacervo “. E quel coacervo nutriva il singolare intreccio sulle pagine del “Caffè” tra Patafisica , Informi e altri testi e nomi fuori dagli elenchi ufficiali, fino all’esperimento dell’ “ Istituto diProtesi Letteraria” , declinazione italiana delle suggestioni dell’Oulipo con alcune spiritosissime invenzioni di Malerba - i Neologissimi - e di Ceronetti che pubblicava sotto il titolo di Nuova Vaselina Sinfonica testi di questo tipo:
“Proustituta: meretrice che è
anche lettrice di Proust. Lisbica: lesbica libica.
La Peretta calibro nove.
Il Dottor Gibaud ha una fascia da
culo.
E' stato finalmente concesso il vuoto ai diciottenni. E' aumentato il Prodotto
Nazionale Balordo “
Nel 1957 Delfini aveva fondato la Accademia degli Informi -i cui atti furono tutti pubblicati sul “Caffè” e che dopo la sua morte fu poi ricostituita proprio dagli Amici del Caffè e annoverava tra i suoi Numi Profetici ad honorem Tardieu, Queneau, Frénaud, Themerson, Folon, e tra gli italiani in qualità di Propellenti e Propedeuti Fratini, Calvino, Buzzati, Frassineti, Maganelli, Malerba, Eco, Falzoni, Buzzi , Costa, Arbasino, Rodari, ecc - , la cui nascita è annunciata sul Caffè nel 1959:
“ NASCE l’Accademia
degli Informi. Antonio Delfini ne è il capo conclamato. L’Accademia non ha
sede, non ha statuti, non ha corpo accademico. E’ libera, gratuita, indefinita.
E’ possibile soltanto esserne espulsi.
I suoi canoni non consentono di individuare la
perfezione della perfezione, ma soltanto di indicare e infamare a perfezione
dell’errore: venalità, futilità, utilitarismo, opportunismo, immodestia, sicumera
e altre virtù prettamente letterarie. In questa temperie di glorie fabbricate
dal mattino alla sera, di professionismo dei neonati, di quotazione mercantile
delle idee ricevute, il fine abbastanza settario dell’Accademia mira a
restituire al caos il peccato originario della poesia”.
La vocazione a una letteratura libera e spuria e la perenne
ricerca del “ significato inatteso “ ispiravano e attraevano altri spiriti
singolari e, per lo più, solitari che s’incrociavano con i testi dei
collaboratori storici. Alcuni di questi erano, ad esempio, Bernardino Zapponi e
J. R.Wilcock.
Ma divenne più assiduo collaboratore del “Caffè “ l’eclettico e
poliedrico poliedrico Giordano Falzoni,nato a Zagabria, da genitori musicisti
in tournée, amico di Brèton e di Dubuffet.
Arrivato al “Caffe'” nel 1963, “ inedito del tutto in campo letterario”
, regalava a Vicari testi e disegni di insolita fantasia e delicatezza e
prendeva il suo ruolo nell’Accademia degli Informi sbeffeggiando i premi e i
congressi letterari “ appollaiato” su un ramo dal quale svolgeva “ insonne
ruolo di vigilanza rivoluzionaria” dicendo di voler distinguere il sodalizio
degli Informi da quello della Patafisica francese sostituendo “l’ombelico -
guardato- con l’occhio - che guarda l’ombelico -”.
Nominandosi Presidente della “ Società per l’abolizione del denaro come
mezzo di scambio e dell’Unione per il ritorno al baratto” inviava lettere
all’Accademia degli informi nelle quali invitava il Provveditore alle Pecunie
dell’Accademia - Vicari- a depositare i fondi ricavati dagli abbonamenti alla
rivista presso alcuni istituti di credito da lui indicati:
“ BANCA DEGLI SPENNATI
BANCA DELLE IDEE
BANCA DEI SINGOLI AVARI
BANCA DEI MENDICANTI D’AFFETTO
BANCA DEGLI AVARI BISOGNOSI
ISTITUTO D’EMISSIONE DI TITOLI IMMAGINARI DI CREDITO” e così via e proponendogli in pagamento per l’abbonamento alcuni degli oggetti sottoindicati:
“edizioni manoscritte della casa editrice La
rose au miel parure gioielli fantasia eseguiti da Giordano Falzoni bottiglie di
vino azzurro di mia invenzione
macchie di colore di bellissimo effetto su qualsiasi oggetto pensieri e
sentenze di saggezza per qualsiasi occasione lettere di ringraziamento su
ordinazione
impronte su carta di entrambe le mani “.
Intervento di Anna Busetto Vicari a