Il libro da scrivere

 

Franco Palmieri scrisse molti anni fa questa bella nota per Vicari:


""Giambattista Vicari ha lavorato più per gli altri che per sé: ma, da bravo ingegnere, faceva in modo che i suoi muratori , scalpellini, ferraioli e artigiani in genere, edificassero il libro che aveva in mente.
Il suo vero libro sta forse in quello disperso in migliaia di lettere scritte ai suoi collaboratori, agli scrittori - da Pound a Delfini a Tardieu- ai quali mandava messaaggi e stimoli per ricavarne qualcosa su misura per la sua idea di letteratura. In qualche modo, incontrava soltanto chi camminava sulla sua strada. Nelle sue lettere e nelle sue circostanziate note di servizio. badava che non venisse mai fuori l'immagine di sé che avrebbe più odiato: quella del letterato: " Il racconto bellino; il saggio su un autore; la problematica letteraria affrontata analiticamente e comunque sempre accademicamente: ciò che, insomma, può essere pubblicato in altri posti ... E' chiaro che l'appello riguarda una certa 'produzione' nel registro satirico, grottesco, parodistico, panflettistico, polemico: questi registri coinvolgono necessariamente l'impegno e l'attualità, la presenza sul vivo. Senza paura di essere spuri, di essere troppo giornalistici, con brio, distanziando con l'ironia, capovolgendo con l'irrisione ... " - nota di servizio del '72-.  Questo immenso pamphlet tutto scritto e mai ordinato, disperso e mai raccolto, non è stato comunque un seminare invano: oggi nei giornali c'è più ironia, basta l'irrisione, anche poca, a smontare certe impalcature che neppure il Sessantotto aveva saputo demistificare. Se questo libro di Giambattista Vicari dunque non esiste eppure è presente nello zeitgeist, nello spirito di un tempo nuovo che tutti noi intuiamo, gli altri lavori suoi sono per fortuna reperibili e tutti indicativi della direzione verso cui l'intelligenza, lo spirito critico, l'insofferenza per le pacificanti banalità lo spingevano. ""