
Vicari nello studio romano di
Via della Croce

Giovanni Omiccioli, ritratto di Vicari

Vicari al caffè negli anni '50


GiambattistaVicari - 1960 - Nota autobiografica
" Ravenna, 23 Luglio 1909. A Roma dai primi del '38. Studi classici, laurea. Eclettismo giovanile assai confuso: molto sport, politica -perfino cariche, ancora studente-, molte illusioni, ingenuità e incertezze.
Impiegato, redattore di giornali letterari, coltivatore diretto, segretario di banca, patrocinatore legale, libraio, artigiano. Dal 1948 giornalista professionista, cronista letterario di un rotocalco, redattore della terza pagina di un quotidiano. Viaggi: quasi nessuno - a parte quasi un milione di km. percorsi in Italia-. Tentativo di autodifesa: la veste del sottoscritto - piccolo imprenditore letterario, assistente perpetuo al lavoro altrui- gli ha tolto ogni velleità di trasformarsi in partecipante attivo.
Infatti: dal 1940 al 1943, Lettere d'oggi, rivista mensile -condirettore Giovanni Macchia, partecipazione attiva di F. Fortini, Geno Pampaloni, A.Seroni, ecc.- che pubblicò tra il '42 e il '43 romanzi e racconti di Emanuelli, Pavese, Bigiaretti, Morovich, Giani, dal Fabbro, Cancogni, Bernari, ecc. e saggi di Praz, D'Ors, Pound, Caproni, Franchi, ecc.
Dal 1953 "il Caffè" -mensile, che esce tuttora-, con una microscopica appendice editoriale.
Da poco uscita un'antologia dell'umorismo mondiale contemporaneo per conto dell'editore Garzanti, il quale ha creduto bene di eliminare, dalla scelta di V., i testi di Cantoni, Dossi, Pirandello, Palazzeschi, Landolfi, Delfini, Brancati, Flaiano, Brin, Risi, Cremona, Frénaud, ecc. ecc., rendendo urgente una riparazione, cioè una più convincente nuova edizione. Studi sulla poesia eccentrica.
Il manoscritto di un libro quasi pronto -la cronaca tragicomica di un villaggio romagnolo alle porte di Roma- fu rubato con tante altre cose racchiuse in una valigia, due anni fa. Questo fatto, col saggetto del '57, è stato il maggior contributo del sottoscritto all'editoria italiana."
Breve biografia di Giambattista Vicari Ravenna 1909 - Roma 1978
Nato il 23 Luglio da Rosa e Primo, in una famiglia di piccoli proprietari terrieri, frequentò a Ravenna il Liceo classico. Fu compagno di classe di Max David, grande giornalista e inviato speciale. Ogni volta che la professoressa di matematica entrava in classe invitava i due: Si alzino gli asini! e Vicari e David si alzavano in piedi tra le risa dei compagni. Vicari si laureò poi in giurisprudenza a Bologna, ma nel frattempo era già stato il più giovane federale d'Italia a Ravenna - solo per dieci mesi, sufficienti ai dirigenti locali per capire che non era dei loro e quindi a cacciarlo, esiliandolo nella sua città, da cui di lì a poco si allontanò per sempre. E in quegli anni aveva già cominciato ad occuparsi di letteratura sul giornale della federazione fascista di Ravenna, Santa Milizia, insieme all'amico Fidia Gambetti, con il quale creò, per quel giornale, un supplemento, "Terza Pagina". Nel '34 pubblicò la Guida di Ravenna, mantenendosi con un impiego in banca. Ormai emarginato nella città, per il distacco netto e totale dal fascismo -gli era stata anche ritirata la tessera del partito, con l'accusa di inefficienza e involuzione borghese- nel '38, si trasferì a Roma, dove, dopo la guerra, portò anche la madre e la sorella. Lì cominciò a collaborare al "Meridiano di Roma", dove conobbe Ezra Pound, di cui fu poi amico, editore e sostenitore. Nel 1942 prese la direzione di "Lettere d'Oggi", le cui pubblicazioni furono interrotte dalla guerra, che chiamò Vicari sul campo , anzi sui monti del Piemonte, dove fu tenente degli alpini. Nel'42 pubblicò nella collana di Lettere d'Oggi il Libro dei sogni e nel '43 il romanzo Il Cortile. Con la fine della guerra Vicari riprese per pochi numeri la direzione della rivista e iniziò una serie di numerose collaborazioni a giornali, riviste letterarie e programmi radiofonici. Nel 1953 fondò "il Caffè", che divenne la sua maggiore attività, senza escludere mai le altre: fu raffinato editore di ormai introvabili e preziosi libri piccoli e minuscoli, per il gusto dei bibliofili. Insegnò, anche, negli anni '70, alla Scuola Superiore di Giornalismo di Urbino e lì diresse il "Laboratorio di Scrittura" -Istituto di ricerca e analisi del discorso-. Tra i suoi passatempi le auto veloci, la pittura su vetro e le rose che coltivava nel giardino della casa di campagna, Casino del Sole, vicinissima a Urbino, dove passava metà del suo tempo insieme alla moglie, Ida, che lì dirigeva un'azienda agricola, e ai figli Andrea e Anna.
Per una biografia di Vicari
-Franco Palmieri, Dialoghi con Gibì, - estratto dal n. 209 di " Studi Cattolici-, 1978
-Walter Della Monica, Giambattista Vicari, una vita per la letteratura, in " Romagna -ieri oggi domani-, n. 22, 1990
-Franco Palmieri, I satiri al Caffè , Edizioni Ares, Milano, 1994
-Tino Dalla Valle, Il premio Cervia e due fascisti anomali: Giambattista Vicari e Fidia Gambetti, in "Studi Romagnoli", Cesena, 1998




Bibliografia di Giambattista Vicari
- Guida di Ravenna ed altre passeggiate incompiute, Terza Pagina, Ravenna, 1934.
- Sembra letteratura, Istituto Grafico Tiberino, Roma, 1938.
- Il libro dei sogni -racconti-, Istituto Grafico Tiberino, 1941.
- Il Cortile -romanzo-, Lettere d'Oggi, Roma, 1943.
- Editoria e pubblica opinione, Cinque Lune, Roma, 1957.
- Umoristi del '900, Garzanti , 1959
- Umoristi di tutto il mondo, Garzanti, 1963.
- La smorfia letteraria, maccari , Parma, 1968.
- La letteratura fuori di sé, Longo , Ravenna, 1971.
- La scrittura da giornale, Longo , Ravenna, 1973.

G.B. Vicari, Madonna con i gesù bambini -dipinto su vetro-

G.B. Vicari, Madonna in motocicletta -dipinto su vetro-

Giambattista Vicari, Indice ragionato
"il Caffè" 1, 1969
Per un discorso veramente ragionato
Ma probabilmente noi non sappiamo ragionare: né sistemare i quadri delle disponibilità attuali, né organizzare il flusso delle forme future, anche là dove sono abbastanza prevedibili. Riteniamo del_eterie simili operazioni; e vorremmo che in un'Italia ormai tutta ragionata, ragionante e ragioniera si salvasse dalla mortificante programmazione almeno la letteratura.
Riteniamo che fare letteratura e vivere da uomini di lettere significhi soprattutto rompere gli schemi, sbloccare il senso pieno appena si afferma.
Fare del senso è facile: la nostra società, a tutti i livelli, straripa di buoni propositi codificati, di soluzioni già formulate, di troppa conoscenza. Di questo caos delle verità parziali sono responsabili le élites dell'intelligenza: e non soltanto i politici, ma anche e soprattutto gli uomini di cultura.
Nessuna letteratura è più di consumo di quella che fa combaciare le realtà esterne con quelle interne: e riproducendo immobilizza. Neutralizzare -sia pure per mezzo della smorfia- non basta: cioè non basta paralizzare i significati-con la fuga da essi- se non si propongano alternative, se almeno non le si lasci intravvedere. Pertanto, siamo costretti a proclamare perfino la nostra disistima nei confronti dell'immaginazione-come scatenamento di tutte le ipotesi-.
L'irrisione è un'amputazione continua: è riduzione, non accrescimento. E' un ricondurre di continuo alle ipotesi quasi elementari la serie dei discorsi inflazionati.
A questo punto ragionare su un
Giambattista Vicari, "il Caffè dietro lo specchio"
…Una vena sempre piu' provocatoria, un poco grottesca, anima gli uni e gli altri. Ormai, sia i restauratori che i guastatori sono alleati e il rovesciamento deve essere totale. Cosi', i canoni della contestazione sistematica sono messi in difficolta'. Quella che si suol dire "l'opposizione di Sua Maesta'" si riduce a giochi di parola, che sono entrati a far parte del meccanismo anch'essi, e l'antiretorica corre il rischio di diventare nuova retorica.
Perfino il riso non basta piu'. Fino ad appena ieri, la nostra letteratura era del tutto allergica a questa componente. Oggi, se ne fa addirittura uno spreco, pero' e' un ghigno gentile, rassicurante, una nuova eleganza massificata. E' un tic. E' uno scetticismo a fior di pelle da gente per bene e scaltrita, che non si vuole lasciar prendere piu' nelle trappole dello stupore.
E cosi' stiamo facendo l'abitudine a tutto, anche ai marziani. Il surrealismo conforta i nostri ozi; la fantascienza e' entrata nel repertorio dello spettacolo del sabato sera e la letteratura, che ne fa ormai un uso corrente, e' come quell'Alvaro Di Giovanni del libro di Flaiano, che, per l'appunto, incontra un marziano sulla spiaggia.
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