Il Caffè e l'Oulipo

 

cardon“il Caffè” si è versato a Capri, nell’ottobre 2000, in una mostra che ha ricostruito con testi, immagini, lettere di scrittori -conservati nell’Archivio del ”Caffè”- una singolare parte della lunga storia -25 anni, dal 1953 al 1977- della rivista di letteratura satirica ed eccentrica, fondata e diretta a Roma da Giambattista Vicari.
Si vuole ora ricostruire velocemente una piccola mappa, una geografia letteraria che segnali agli eventuali turisti alcune zone di produzione sperimentale D.O.C, che sul ”Caffè” presero spazio e si legarono brillantemente l’una all’altra. Partendo dall’Oulipo si arriva, infatti, all’Istituto di Protesi Letteraria, passando per la ‘Patafisica e l’Accademia degli Informi. Non c’è percorso obbligato, poiché a ogni tappa si può intuire qualcosa delle altre.
Sicuramente ancora a molti è sconosciuta la quantità e varietà di scritture approdate al “Caffè”, tali da farne un laboratorio in continuo mutamento, fedele al principio che chi si ferma è perso, contrario a ogni forma di genere e di catalogazione letteraria . Già le dichiarazioni offerte ai lettori nel primo editoriale della rivista - Pagina quarantotto, 6,1957 - suggeriscono i modi che “il Caffè” intendeva tenere nell’avvicinarsi alle varie forme letterarie.
E da lì “il Caffè” cominciò a trovare i “suoi” scrittori:Rabelais, Swift, Michaux, Gombrowicz, Palazzeschi, Gadda, Manganelli, Calvino, Morgenstern, Céline, Cros, Wilcock, Delfini, Aub. Vicari credeva che l’aggiornamento del linguaggio letterario si dovesse ottenere <>, e facendo sì che <>. Di qui l’interesse per molte avanguardie letterarie, nei confronti delle quali, poi, sviluppava diffidenza non appena queste si chiudevano in “esercizio”, abbandonando lo slancio sperimentale. In questo la rivista di Vicàri conservò sempre un carattere di provvisorietà, utile a far sì che ci fosse di continuo la possibilità dell’autoverifica, che non si costituissero modelli fissi. <>.
E con questo spirito probabilmente “il Caffè” si avvicinò all’OULIPO, pubblicandone i testi e tentando più tardi un’operazione analoga, ma assolutamente meno sistematica -l’Istituto di Protesi letteraria-. “il Caffè” cominciò a ospitare versi di Le Lionnais sul primo numero del 1960, prima ancora che si tenesse la prima riunione dell’OULIPO. Continuò poi a pubblicare scritti di Queneau e Lescure, per finire col Piccolo Sillabario Illustrato di Italo Calvino. Da sempre collaboratore e amico della rivista, a cui diede in anteprima buona parte dei suoi scritti, fu proprio Italo Calvino il primo tramite con il gruppo parigino. E’ interessante però notare che “il Caffè” arrivò fino all’OULIPO per alcune “parentele” che la rivista andò costruendo negli anni, tenendo fede allo spirito antiaccademico e beffardo che aveva scelto, sul finire degli anni ’50, in contrasto con certi toni del neo-realismo che a Vicàri non andavano proprio giù, convinto che gli italiani fossero troppo poco spiritosi.
La prima parentela fu quella con l’Accademia degli Informi, fondata da Antonio Delfini, della quale “il Caffè” pubblicò tutti gli atti -rinominati Cronache degli Informi-. Scopo dell’Accademia, che era senza statuti e senza sede, era di “indicare e infamare la perfezione dell’errore: venalità, futilità, utilitarismo, opportunismo, immodestia, sicumera e altre virtù prettamente letterarie e contemporaneamente restituire al caos il peccato originario della poesia”. Scriveva Delfini nella prima delle Cronache pubblicate sul “Caffè”: “L’Accademia degli Informi reagisce alla spicciola utilizzazione dell’ingegno, alla sua concezione compiuta dell’opera, all’ottimismo oggi vigente per cui il movimento interiore si arresta soddisfatto davanti all’impegno concreto del libro, senza ombra di dubbi, senza insinuare un minimo spazio al rifiuto. In vista dell’inevitabile grande falò del prodotto di un tal genio a poco prezzo, questo invito alla riduzione è l’hallalì della coscienza letteraria ritrovata nel momento culminante dell’orgia”. Dopo la morte di Delfini, l’Accademia fu ricostituita -nel 1967-. L’Assemblea dell’Accademia, che aveva tra i suoi Gadda, Palazzeschi, Ungaretti, Calvino, Frassineti, Fratini, Vicari, Rodari, Zanzotto, era divisa in tre sfere: Museo dei Giochi Floreali,-lettere e arti-, Palestra dei piaceri civili -attività civiche-, Ginnasio del Progresso -scienza, cinema, urbanistica, editoria, ecc.- e aveva, tra i tanti compiti, quello di assegnare libere cattedre Litotiche, Anastrofiche, Paragogiche, Asindetiche, Zeugmatiche, Anaforetiche, Anacolute e Epifonematiche e promuovere studi di Letteratura Potenziale, d’Arte Iperbolica e di Politica Ellittica.
L’Accademia aderiva al Collegio di ‘Patafisica e assunse la gestione della sezione romana di Alti Studi Patafisici, istituita presso la sede del “Caffè”, della quale furono dignitari Gaio Fratini, Piero Chiara e lo stesso Vicàri. In questo intreccio tra Accademia degli Informi e ‘Patafisica va ricordato che Delfini dando notizia ai lettori del “Caffè” della fondazione dell’Accademia degli Informi citò un brano de La chanson du décervelage di Jarry. Patafisici erano anche Queneau e Le Lionnais, plenipotenziari dell’Accademia degli Informi e fondatori dell’Oulipo. E “il Caffè” negli anni pubblicò molti testi patafisici, grazie soprattutto all’opera di Renato Mucci, satrapo del Collegio di ‘Patafisica.
Le tre parentele fecero in modo che al “Caffe “si incontrassero molti “spiriti” tra loro sorprendentemente legati -Jarry, Vian, Ferry, Delfini, Cal vino, Queneau, Lescure, Roussel, Torma, Tardieu- a molti dei quali Vicàri dette ospitalità per primo in Italia.
Per chiudere questo piccolo ‘albero genealogico’ va ancora ricordato l’Istituto di Protesi Letteraria, fondato presso l’Accademia degli Informi, la cui sede era un casale abbandonato nella campagna di Urbino. Esso fu presentato sulle pagine del “Caffè” nel 1973, come Seminario Permanente di Letteratura Sperimentale e aveva come finalità la produzione automatica di letteratura italiana, su “un’azione da compiersi nella sfera e secondo gli stimoli della genetica combinatoria . Anche qui era considerata assurda ogni idea di ispirazione, alla maniera dell’OULIPO, “congegno bellico contro i vati ispirati, apologia dell’homo faber”. Sicuramente fu questo il concetto che affascinò “il Caffè”:l’Istituto Italiano si basava sul concetto di arte come artigianato, che si serviva del “ritocco” -la protesi- per arricchire il testo e richiedeva una <>. Si avviarono così i numerosi esperimenti di Protesi Letteraria, ad opera soprattutto di Ceronetti, Malerba, Vòllaro, Dossena -ripubblicati in volume : PAOLO ALBANI, Le cerniere del colonnello, Ponte alle Grazie, Firenze1991-. I tentativi fatti dal “Caffè” con la nuova istituzione erano considerati “il risvolto per così dire “tecnico” … nel tentativo di rinnovare i registri del nostro organo letterario”. La produzione dell’Istituto doveva attuarsi secondo una serie infinita di generatori inimmaginabili: Intarsi, Centoni, Olorime, Zagagliamenti, Crittografie, Giochi polisemici, Poesie tangenti, racconti Intersecati, Racconti a cassetti, Tautogrammi o Circoli Viziosi”, versi eurofallici, teste-coda anastrofiche, Lipogrammi, Racconti diramati, ecc. Sicuramente i testi italiani si differenziavano da quelli francesi per uno spirito più giocoso e meno legato alle regole. Fu un inizio, uno dei tanti esperimenti del “Caffè”, che raramente coltivava i suoi terreni fino alla piena produzione. Si faceva prendere dagli entusiasmi, si lasciava affascinare, si metteva all’opera finchè da ciò che l’ispirava non nasceva qualcosa di nuovo. Poi, cominciava a rivolgersi ad altro, cambiava strada, nella convinzione che “distruggere è il solo modo per rinnovare, per riaprire il genuino processo vitale”.
A questo punto l’eventuale turista potrebbe riprendere in mano la sua cartina del ”Caffè” e mettersi a visitare un’altra zona di produzione letteraria D.O.C.

Anna Busetto Vicari

-Questo testo è pubblicato in : La regola è questa - La letteratura potenziale, a cura di Raffaele Aragona, Edizioni Scientifiche, Napoli, 2002-

Breve bibliografia potenziale per "il Caffè"
Italo Calvino, Il regno dei vampiri, 1, 1972, pp.3-15
Italo Calvino, Piccolo Sillabario Illustrato, 1,1977, pp.7-18
Antonio Delfini, Cronache degli Informi, 1959, 7-8, pp.62-67
Jean Ferry, Il macchinista, 10, 1973-74, pp.24-26
Alfred Jarry, Da gestes et Opinions du Docteur Faustroll pataphysicien -romanzo neo-scientifico-, 4-5-6, 1973, 22-25
Alfred Jarry, Commento da servire alla costruzione pratica della macchina per esplorare il tempo del dottor Faustroll, 4, 1975, 51-57
François Le Lionnais, La recherche, 1,1960, pp.42-44
Jean Lescure, Metodo del discorso, 6,1961, pp. 31-40
Jean Lescure, Drailles, 2, 1961, pp.32-34
Raymond Queneau, Vieni vai, 6, 1961, p.9
Raymond Queneau,Istante fatale, 6, 1961, pp.27-30
Raymond Queneau,Il canto dello Stirene, 6, 1961, pp.41-44
Raymond Queneau, Un racconto a modo vostro, 2-3, 1969, pp. 3-6 Raymond Queneau, Quando lo Spirito, 9,1973-74, pp.15-19
Julien Torma, Lettera anonima, 5-6, 1975, 8
Boris Vian, Un trittico, 12, 1973-74, pp.13-17
Giambattista Vicàri, Una data storica:L'Istituto di Protesi Letteraria, 1973, 4-5-6, pp.26-27